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== Il Convento di S. Bartolomeo di Marano ==
== Il Convento di S. Bartolomeo di Marano ==
L'anno successivo, nel 1390, Ugolino III fece dono a questo suo parente, in segno di rispetto e devozione, di un terreno che egli possedeva a un miglio da Foligno, nella contrada di Marano, su cui sorgevano una fortezza e un palazzo. A proprie spese vi edificò una Chiesa, dedicandola a S. Bartolomeo apostolo, e un Convento per i Padri dell'Osservanza. Il complesso divenne abitabile nel 1406, anno in cui ne prese possesso Giovanni da Stroncone, discepolo di Paoluccio, e venne terminato nel 1415 da Niccolò Trincia, figlio di Ugolino e suo successore.<br>
L'anno successivo, nel 1390, Ugolino III fece dono a questo suo parente, in segno di rispetto e devozione, di un terreno che egli possedeva a un miglio da Foligno, nella contrada di Marano, su cui sorgevano una fortezza e un palazzo. A proprie spese vi edificò una Chiesa, dedicandola a S. Bartolomeo apostolo, e un Convento per i Padri dell'Osservanza. Il complesso divenne abitabile nel 1406, anno in cui ne prese possesso Giovanni da Stroncone, discepolo di Paoluccio, e venne terminato nel 1415 da Niccolò Trincia, figlio di Ugolino e suo successore.<br>
Nel convento di San Bartolomeo a Foligno possiamo ammirare delle lunette dove sono raffigurati ventiquattro episodi della vita del beato Trinci:
Il chiostro del Convento di San Bartolomeo fu decorato a tempera, nel 1714, da fra Ippolito Lemmi da Coceto (Orvieto),con ventiquattro lunette dove sono raffigurati altrettanti episodi della vita del beato Trinci:
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I) la nascita di Paoluccio;  
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XXIV) prodigi operati presso la sua tomba.
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La chiesa, in stile barocco, è impreziosita da diverse altre opere d'arte tra cui "Il martirio di  San Bartolomeo", tavola dell'Alunno; una scultura lignea del ''Cristo morto'', risalente ai primi del '300;
un ciclo di sedici storie di Santa Angela da Foligno, opera dello stesso fra Ippolito. Ilchiostro, a sei arcate per lato, fu costruito nel 1712/13; il lato più prezioso del chiostro è quello del primitivo conventino, fatto costruire da Niccolò Trinci. Nella chiesa è presente una piccola cappella, replica del Santo Sepolcro, costruita nel 1676.


[[Categoria:I Trinci]]
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Versione delle 10:03, 16 ott 2021

Paolo Trinci (Foligno, 1309 - Foligno, 17 settembre 1391) fu l'istitutore della riforma dell’osservanza di San Francesco, nominata degli Zoccolanti. Figlio di Vagnozio Trinci e Ottavia Orsini, Nallo II Trinci era suo nonno, Corrado I e Ugolino II suoi zii, Trincia e Corrado II suoi cugini. Nato nel 1309, a soli quattordici anni, nel 1323, fu inviato con suo fratello Francesco al convento di San Francesco in Foligno. Nonostante fosse nato nella famiglia dei signori di Foligno, era molto umile e semplice, tanto che per umiltà volle restare sempre un fratello laico. Nei documenti è descritto come "homo ydiota (cioè senza lettere, illetterato), semplice e laico" ed era detto "Paoluccio", secondo alcuni per la sua semplicità, secondo altri per la giovane età nella quale era entrato in monastero, secondo altri ancora per la sua bassa statura, e il soprannome l’accompagnò per tutta la vita. Si vestiva di abiti poveri, osservava il digiuno, si dedicava ai lavori più umili e mendicava in nome del Convento di casa in casa; nonostante ciò rendeva lodi e grazie a Dio, guadagnandosi fin da subito la stima e l’affetto degli altri religiosi.

Note storico-biografiche

Il clima religioso del periodo era mosso da crisi e contrasti, dai quali non era escluso l'Ordine Francescano, che fu agitato da fermenti interni che, in virtù di un’aspirazione ad interpretare più fedelmente la Regola originaria e a vivere l’esperienza comunitaria secondo il vero spirito del Fondatore, portarono alla divisione dell’Ordine stesso in più famiglie. Sorsero così i vari movimenti come gli "Spirituali", i "Clareni", i "Fraticelli" e altri che hanno avuto una grande influenza sul farsi dell’ "Osservanza Francescana".
Particolare importanza hanno avuto fra Giovanni della Valle e fra Gentile da Spoleto. Questi due religiosi formatisi nel convento di S. Francesco di Foligno, con altri compagni, tentarono le prime esperienze di vita dell’osservanza della Regola "ad litteram" nell'eremo di Brogliano[1].
Fra Giovanni della Valle, nel 1334, ottenne licenza dal Ministro Generale dell'Ordine, Padre Gerardo Odone, di ritirarsi con alcuni compagni, accesi dalla stessa vocazione, nell'eremo. Qui Giovanni della Valle (poi Beato Giovanni della Valle) visse, seguendo alla lettera la Regola di San Francesco, con i suoi compagni fino al 1351, anno in cui morì e fu sepolto in una cappella di questa chiesa.
Il suo successore, Gentile da Spoleto (anche lui successivamente nominato Beato) non vi rimase che soli tre anni: il Ministro Generale, Guglielmo Farinerio, giudicando che questi movimenti di riforma potessero causare sollevamenti e disunione nella religione, convinse il Papa, Innocenzo VI, ridusse Gentile e i suoi compagni all'obbedienza al Ministro Generale. Dovette intervenire il Cardinale spagnolo Egidio Albornoz, che fece incarcerare fra Gentile e alcuni dei suoi compagni.
Le luci di questa rinascita si spensero così ben presto, ma il desiderio di riaccenderle fu accolto da fra Paoluccio, che si mosse rispettando tutti i crismi della legalità. Nel 1367 fu eletto Ministro Generale dell'Ordine il Padre fra Tommaso da Ferignano Modenese, che pochi anni dopo sarebbe stato elevato a Cardinale da Urbano VI. Nel 1368 Padre Tommaso era a Foligno, dove strinse amicizia col Signore dell'epoca, Trincia Trinci, cugino di Paoluccio. Egli si presentò, povero e scalzo, in quel palazzo signorile dov’era nato, a supplicare l’intercessione del Signore di Foligno. Egli implorò il cugino di fargli prestare il "povero e solitario luogo di Brugliano" e Trincia, "molto benemerito della religione" promise di aiutarlo in tal proposito.
Non senza qualche difficoltà, Trincia riuscì a mantenere la promessa; lo Jacobilli riporta infatti che il Ministro Tommaso dette immediatamente il proprio assenso, ma durante la notte se ne pentì. Il mattino successivo, tornò da Trincia per chiedergli di scioglierlo dalla sua promessa, cosa che fece infuriare il Signore di Foligno il quale, senza mezzi termini, passò alle minacce. Padre Tommaso, che non si aspettava questa reazione, fece di necessità virtù e riconfermò la parola data, ammonendo però Trincia che questo avrebbe causato la distruzione dell'Ordine. Tornato al convento, il Ministro, "tra gemiti e sospiri" concesse a Paoluccio e quattro o cinque suoi compagni, le facoltà che tanto desideravano.
Nello stesso anno, Paoluccio e i suoi compagni, ottenuto il Convento di Brogliano, diedero dunque inizio alla riforma dell’Osservanza, che conquistò numerosi confratelli; dopo due anni contava undici conventi e nel 1391, anno della morte del beato, i conventi erano diventati ventidue.
In un documento del 1416 Paoluccio Trinci è indicato come il fondatore del Monastero di San Quirico di Assisi. Il Convento Francescano di San Damiano invece (nei dintorni di Assisi), fu concesso nel 1373 agli Osservanti di Paoluccio Trinci, che lo tennero fino alla soppressione post-unitaria del 1860. Sempre nello stesso anno, e cioè nel 1373, anche l’eremo delle Carceri (nei dintorni di Assisi) venne consegnato a Paoluccio Trinci, fondatore dell’Osservanza, che vi costruì le prime celle. Dell’eremo francescano di Cesi invece, (in provincia di Terni) si sa che venne ampliato ulteriormente dal Beato Trinci. Lo stesso Beato, ampliò anche un convento fondato da San Francesco nei pressi di Spoleto.

L'"Osservanza"

Con questa nuova esperienza, il movimento degli spirituali avanzò i suoi primi passi e, in seguito per merito di altri (S. Bernardino da Siena, S. Giovanni da Capestrano, Alberto da Sarteano, S. Giacomo della Marca) s’impose come particolare struttura approvata dall’Ordine: è l’"Osservanza". In questo progredire del movimento, che diede ai Frati un volto nuovo, più pulito, c’è l’opera di fra Paoluccio: questo uomo semplice, povero, fedelissimo alla Regola, deve essere considerato un pioniere. Si immise sulla scia di altri, ma con un programma del tutto personale: vi si preparò con un lungo periodo di vita eremitica, volle che il movimento avesse tutti i crismi della legalità, sentendosi legato alla Chiesa. I primi passi del suo movimento attualizzano la piena concordanza tra azione e contemplazione, che è il cuore della missione francescana.
Quando ancora oggi pensiamo ai frati "zoccolanti", quasi tutti ignorano che ne fu proprio Paoluccio l'iniziatore. Un giorno decise di indossare gli zoccoli in legno che utilizzavano i contadini più umili, come calzatura propria e per i fratelli.
Paoluccio fu responsabile anche di una profonda riforma anche nella vita spirituale femminile, promuovendo monasteri aperti e trovando nell'entusiasmo e nella forza carismatica di Angelina[2], una degna continuatrice.
I suoi biografi sintetizzano così la sua esperienza: penitenza, obbedienza, osservanza della regola alla lettera. La penitenza in particolare scaturisce dalla certezza di essere amati, dal sentire con gioia la propria dipendenza da Dio. Questo consente di accettare volontariamente di "morire un po’" a imitazione di Gesù, in contrapposizione ad Adamo che pensando di salvare la sua vita aveva disobbedito a Dio.

La cecità e il ritorno a Foligno

Nel 1389, ormai cieco "per il continuo piangere i peccati del mondo", scrive lo Jacobilli, Paoluccio Trinci decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita nel luogo in cui tutto aveva avuto inizio: il Convento di San Francesco, nella sua città natale. Coerentemente con la sua fama, partì a piedi da Brogliano, "ch'egli altra compagnia non voleva, eccetto una Croce, che portava, e un Padre della sua Riforma, laico come lui, né altro cavallo che un bastone", rifiutando cortesemente le cavalcature inviategli da Ugolino III Trinci, figlio di suo cugino Trincia e Signore di Foligno in quegli anni.
Percorse così a piedi tutte le dodici miglia che separavano Brogliano da Foligno, giungendo in città la sera del 17 settembre 1389 (secondo lo Jacobilli). Siccome i messi inviatigli da Ugolino erano tornati molto prima di lui, tutta la città era in attesa dell'ormai celebre frate, per toccarlo, baciargli le mani o la tonaca, o semplicemente vederlo dal vivo.
Umile e schivo, imbarazzato da tanti onori, Paoluccio si rivolse così al popolo adorante:

"Fratelli, e perchè quest'honore a me? Chi sono io, che meriti questo? Sono altro che un povero e grave peccatore, e una creatura a Dio ingratissima? Sono altro ch'un frate laico, vile, ignorante, e che per i peccati miei il Signor m'ha levato la luce degli occhi? Fratelli, non date in questi eccessi, perchè ne potreste riportar castigo da Dio. Partitevi (priego) da me, e lasciatemi andare in Chiesa ad adorare il mio Redentore, e a ringratiarlo, che si sia degnato ricondurmi, dopo tanti anni, in questa cara patria mia."
Ludovico Jacobilli - Vita del Beato Paolo detto Paoluccio

Il Convento di S. Bartolomeo di Marano

L'anno successivo, nel 1390, Ugolino III fece dono a questo suo parente, in segno di rispetto e devozione, di un terreno che egli possedeva a un miglio da Foligno, nella contrada di Marano, su cui sorgevano una fortezza e un palazzo. A proprie spese vi edificò una Chiesa, dedicandola a S. Bartolomeo apostolo, e un Convento per i Padri dell'Osservanza. Il complesso divenne abitabile nel 1406, anno in cui ne prese possesso Giovanni da Stroncone, discepolo di Paoluccio, e venne terminato nel 1415 da Niccolò Trincia, figlio di Ugolino e suo successore.
Il chiostro del Convento di San Bartolomeo fu decorato a tempera, nel 1714, da fra Ippolito Lemmi da Coceto (Orvieto),con ventiquattro lunette dove sono raffigurati altrettanti episodi della vita del beato Trinci:

I) la nascita di Paoluccio;
II) la sua vita di pietà;
III) la professione di fede;
IV) Paoluccio chiede l’elemosina per umiltà;
V) ha la visione della Madonna e di San Francesco che lo liberano dalla morte;
VI) ottiene dal Papa di poter vivere in conformità alla Regola e al Testamento di San Francesco;
VII) restaura il Convento di San Bartolomeo di Brogliano;
VIII) per l’asprezza del luogo adotta zoccoli in legno;
IX) il beato è ritratto tra Giovanni da Valle suo precursore e Giovanni da Stroncone suo successore;
X) nuovo fervore dei minoriti;
XI) visione dell’albero dell’Ordine che, sostenuto dal Beato Paolo, rinvigorisce;
XII) disputa con i fraticelli di Perugia;
XIII) i conventuali di Perugia gli concedono San Francesco al Monte;
XIV) Paoluccio si reca al convento di Perugia;
XV) allegoria di santi e sante dell’Osservanza;
XVI) il Beato ritorna nella solitudine di Brogliano;
XVII) estasi del Beato;
XVIII) perde la vista;
XIX) rapimento in Dio;
XX) suo spirito profetico;
XXI) prega entro una torre che sembra in fiamme;
XXII) torna da Brogliano a Foligno;
XXIII) morte del Beato;
XXIV) prodigi operati presso la sua tomba.

La chiesa, in stile barocco, è impreziosita da diverse altre opere d'arte tra cui "Il martirio di San Bartolomeo", tavola dell'Alunno; una scultura lignea del Cristo morto, risalente ai primi del '300; un ciclo di sedici storie di Santa Angela da Foligno, opera dello stesso fra Ippolito. Ilchiostro, a sei arcate per lato, fu costruito nel 1712/13; il lato più prezioso del chiostro è quello del primitivo conventino, fatto costruire da Niccolò Trinci. Nella chiesa è presente una piccola cappella, replica del Santo Sepolcro, costruita nel 1676.

  1. Il convento di Brogliano è un cenobio francescano, dedicato a san Bartolomeo apostolo, situato sugli altopiani Plestini ai confini tra Umbria e Marche. Sorge su un'altura, a mezza costa del monte di Brogliano verso il monte Pennino, a circa 2 km da Colfiorito e a 3 da Serravalle di Chienti.
  2. La Beata Angelina da Montegiove